Chi sei e di cosa ti occupi?
Sono Samuele Piacenza, 25 anni, originario di Cuneo e residente a San Rocco di Bernezzo. Sono legato alla Valle Gesso per motivi affettivi e familiari, in quanto mio nonno è uno dei pochi residenti di Sant’Anna di Valdieri. Dopo le superiori mi sono iscritto all’accademia d’arte a Milano dove ho studiato media design, un indirizzo legato all’audiovisivo. Nel corso dei 3 anni di studio universitario ho capito che la città non faceva per me, un anno l’ho frequentato totalmente da remoto a causa del Covid e racconto sempre che non so se sia colpa del Covid, o colpa di Milano, ma ho capito che Milano non faceva al caso mio, ma che anzi mi piace la montagna, che mi piacerebbe lavorarci e provare a raccontarla. All’epoca non sapevo ancora come avrei fatto finché, mentre finisco di scrivere la tesi, mi iscrivo a un corso incentrato sull’ospitalità turistica in montagna. Il corso si teneva all’AFP di Dronero e, tra le varie attività, un po’ per scherzo, un po’ per simulare una casistica reale, una docente ci ha chiesto di provare a scrivere un bando per il GAL, proprio quello a cui poi pochi mesi dopo avrei partecipato. Come tutti gli altri miei compagni eseguo il compito e scrivo questo bando, la docente mi dice che il mio progetto funziona, che il bando esiste veramente e che scade nell’arco di pochi mesi, mi consiglia di pensare seriamente alla partecipazione perché la mia attività, inserita in un’ottica di conoscenza e comunicazione della montagna attraverso contenuti fotografici e audiovisivi, potrebbe avere un futuro. Così ho conosciuto il GAL e da lì è iniziato il mio percorso imprenditoriale.
Tu hai seguito un percorso articolato in varie fasi. Innanzitutto, com’è stato il percorso MIP – Mettersi in Proprio? Quanto è durato e quanto è stato importante per arrivare poi al bando del GAL? Quali sono stati i requisiti di accesso al Bando OP. 6.2.1 – Aiuti all’avviamento di attività imprenditoriali per attività non agricole nelle zone rurali e come si arrivava ad avere il business plan validato dalla Regione Piemonte, requisito imprescindibile per il predetto bando?
Diciamo che il percorso è stato lungo ma non eccessivamente articolato, anzi, ho trovato aiuto e supporto lungo tutte le fasi e tutti gli step sono stati fondamentali per capire come avviare la mia attività e come tenerla in piedi. Innanzitutto, è opportuno precisare che per partecipare al bando OP. 6.2.1 – Aiuti all’avviamento di attività imprenditoriali per attività non agricole nelle zone rurali, il famoso bando che avevamo simulato in classe a Dronero, bisognava presentare un business plan validato dalla Regione, e io sono andato a costruirlo tramite il percorso MIP – Mettersi in Proprio, che viene offerto gratuitamente a chiunque non abbia mai fatto impresa. Solo per questo tipo di bando viene richiesto il percorso MIP, ma la creazione guidata di un business plan è molto utile per qualsivoglia tipo di attività, anche perché, a prescindere dalla partecipazione ad un bando, il MIP stesso ha alcuni fondi che vengono stanziati per permettere ai partecipanti di aprire un’attività. Parliamo di cifre che si aggirano sui 3.000,00 – 5.000,00 euro, molto lontane dai 20.000,00 euro che ho ricevuto tramite il bando del GAL, ma comunque utili per iniziare da zero. Il MIP prevede 40 – 45 ore di formazione durante le quali sei seguito da un consulente che ti aiuta a progettare la tua futura attività. Per programmare e concretizzare l’attività è necessario scegliere un partner il più possibile vicino a ciò che andrai a realizzare (commercio, artigianato, ecc…); io ho scelto di appoggiarmi alla CNA di Borgo San Dalmazzo. Grazie al MIP ho identificato il main target, spaziando tra grafica, web strategies, social, videomaking e altro ancora, con il consulente abbiamo valutato i pro e i contro di abbinare il mio nome allo studio, abbiamo infine creato un business plan che mi permettesse di capire se l’impresa avrebbe retto per almeno tre anni e che fosse già parzialmente orientato alle richieste previste dal GAL. Per me è stato utile sia perché io ero molto giovane, sia perché nessuno nella mia famiglia era un lavoratore autonomo. Ho conosciuto gli aspetti legislativi, burocratici e soprattutto economici legati all’apertura di una partita IVA, ho potuto apprendere come valutare il mercato di riferimento come gestire le spese, come pagare eventuali stipendi e come proporre ai clienti dei preventivi tali da coprire i costi e garantire un guadagno per me. Terminato il percorso MIP e validato il business plan, ho partecipato al bando e, sia per tutti i suggerimenti di stampo amministrativo-burocratico ricevuti durante il percorso, sia perché avevo già a disposizione un business plan con tutti i dati necessari, non è stato assolutamente difficile procedere alla compilazione, anzi è stato quasi sufficiente prendere i dati del piano e inserirli nella documentazione del GAL.
Per quanto concerne nello specifico la mia attività, ho optato per il nome Make Vertical perché l’intenzione originaria era quella di prendere un cliente e seguirlo in maniera appunto verticale in tutte le fasi, dallo sviluppo del concept alla consegna finale del materiale di comunicazione. Pre-produzione, produzione, post-produzione ed eventualmente anche una gestione del materiale stesso attraverso siti e social realizzando così ogni tipo di materiale: video, fotografie, grafiche pubblicitarie. La sede è a Sant’Anna di Valdieri, in un piccolo studio di 11 mq ricavato dal vecchio ufficio del parroco, mi sono adeguato a ciò che ho trovato perché avevo fretta di aprire a fronte delle tempistiche del bando, ho ristrutturato lo spazio e lì ho aperto la mia sede, ma col senno di poi non potrei essere più felice. Certo che, soprattutto in inverno, raggiungere Sant’Anna di Valdieri non è agevole e comporta anche un costo non indifferente, partendo da Bernezzo, ma è un luogo bello, sereno e tranquillo, dove si può lavorare senza alcuna fonte di disturbo. In estate mi fermo lì e torno giù nei weekend perché, proprio come direbbero i montanari del posto, arrivano i turisti e c’è fin troppa gente.
Ho aperto nel 2022 e all’inizio, ovviamente, ho accettato tutti i lavori che mi arrivavano, anche perché la mia idea all’epoca era occuparmi di comunicazione a 360 gradi, ma ora che ho più clienti e soprattutto una clientela fidata ho scelto di tornare a focalizzarmi sul film making, che è ciò che ho studiato. Nel corso del tempo mi sono infatti reso conto che non solo non riuscivo più a fare tutto e a soddisfare tante richieste diverse, ma mi stavo allontanando da quella che era la mia specializzazione. Soprattutto, preferisco lasciare da parte la pubblicità che, in quanto tale, ha quasi sempre una data di scadenza, non mi piace che il mio prodotto, una volta uscito, sia già quasi vecchio. Preferisco usare gli strumenti di comunicazione per raccontare una storia, per seguire clienti che mi dicono fin da subito di voler raccontare qualcosa, non di voler vendere qualcosa. Voglio far conoscere un ambiente, una storia imprenditoriale, una scelta di vita e di lavoro, soprattutto quando si tratta di scelte legate alla montagna, voglio che al pubblico arrivi la curiosità di approfondire qualcosa che ancora non conosce, anche per questo nei miei video preferisco celare sempre qualcosa, così che le persone rimangano stuzzicate dal desiderio di venire in loco e scoprire. Inoltre, l’attività di film maker si può svolgere comodamente dallo studio di Sant’Anna di Valdieri, invece per i clienti delle pubblicità è quasi sempre necessario scendere a valle per incontrarsi di persona e mostrare loro i lavori, il portfolio e quant’altro possa essere utile a finalizzare il contratto.
Cosa vorresti consigliare a un ragazzo giovane come te che decide di avviare una sua attività? Come può aiutarlo il GAL?
Innanzitutto non bisogna farsi spaventare dalla burocrazia, se si ha un’idea bisogna andare avanti, io promuovo sempre il percorso MIP anche senza pensare subito al GAL perché ti aiuta a riflettere sull’idea e a chiedersi se starebbe in piedi 3 anni oppure no. Altro aspetto importante è mettersi in gioco con bandi e corsi o percorsi di formazione e affiancamento, ma non farlo solo per i soldi; se si ha veramente un’idea, se si ha un sogno che si vuole realizzare, bisogna chiedersi: se non ci fossero i contributi dei bandi, lo farei comunque? La risposta deve essere positiva, altrimenti è inutile approcciarsi ai bandi. In questo caso 20.000,00 euro sono stati sicuramente un aiuto importante, soprattutto se hai 25 anni e sei appena uscito dall’università, ma non sono poi così tanti per una realtà che lavora intensamente, bisogna avere un sogno e avere chiaro cosa si vuole fare per almeno un po’ di anni. Infine, e mi permetto di essere un po’ polemico verso alcuni territori, bisogna lasciar andare il pensiero chiuso di certe vallate, fare filiera, fare rete, io vorrei iniziare ma ovviamente non è facile perché ti trovi tante porte chiuse in faccia. Bisogna impegnarsi e avere fiducia, senza però fidarsi troppo di chi promette e non dà nulla in cambio.